Tra le molte definizioni di storia che sono state date, due appaiono particolarmente calzanti. Una parla di «scienza dell’umanità nel tempo», l’altra di storia come «racconto vero». In effetti il racconto è un aspetto essenziale di questa forma di sapere, perché raccontare e ascoltare “le storie” è proprio il modo in cui la nostra specie, fin dall’infanzia, impara a fare i conti con le proprie esperienze, e a collocarle in quel tempo di cui scopriamo, molto presto, l’irreversibilità. Ma la storia è diversa dalle altre narrazioni perché ambisce, per quanto possibile, alla verità
1. A che serve la storia?
La storia, come molti saperi umanistici, oggi è spesso giudicata superflua: un lusso che le società orientate al futuro possono non concedersi. La domanda «a che serve la storia?», viene quindi posta da più parti in modo spesso aggressivo; e trova, in prevalenza, risposte insoddisfacenti. La storia, dovrebbe “servire” come docente o magistra, ma non si può pretendere che il passato ci permetta di predire il futuro. La storia con un uso deformante e viziato, è piegata a legittimare i poteri esistenti. Possiamo semplicemente ammettere che la storia non «serve» a scopi immediati e strumentali ma, come altre importanti attività umane tra cui il gioco e le arti, è una risorsa indispensabile per la nostra specie