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10. Viaggiare nel tempo

Indice dei riferimenti e approfondimenti

Riferimenti

Una definizione suggestiva.

Il testo di riferimento, come nella puntata precedente, è S. Kracauer, Prima delle cose ultime, Marietti, Genova, 1985.

 

Le prime righe dell’Autunno del medio evo.
  1. Huizinga, L’autunno del Medio Evo, Sansoni, Firenze, 1980.

 

«In termini molto generali, la memoria».
  1. Cavalli, Memoria, in Enciclopedia delle scienze sociali, Treccani, Roma, 1996.

 

«La memoria è una funzione psichica».

È la voce Memoria di Wikipedia.

 

Così scrive Pierre Nora.

Da Les lieux de la mémoire, sous la diréction de Pierre Nora, Gallimard, Paris, 1984-1992.

 

«E si è dotata nel suo sviluppo di tecniche, e di strumenti di verifica».

Alle tecniche e alle verifiche che la storia in quanto scienza usa e deve usare sono dedicate alcune puntate di questa serie, in particolare quelle dalla terza alla sesta.

approfondimenti

Con supporti, a cominciare dalla scrittura.

Il rapporto tra scrittura e memoria è un tema antichissimo e controverso della cultura occidentale, a partire in particolare dalle celebri pagine del Fedro di Platone nelle quali la scrittura è accusata di avere indebolito, con il suo avvento, le capacità mnemoniche delle persone, ma soprattutto di avere sostituito uno strumento esteriore a processi di elaborazione interiore. Una critica diversa ma convergente e forse perfino più radicale si trova nella Settima lettera, la cui reale paternità platonica è però essa stessa controversa: qui la scrittura è accusata di diffondere in modo indiscriminato conoscenze a cui gli uomini (quelli che ne sono capaci) dovrebbero arrivare per altre vie, per comunicazione orale e soprattutto per intuizione personale sostenuta dalla memoria. Quanto sia paradossale che una critica così radicale della scrittura in nome di forme di comunicazione più antiche sia arrivata da uno dei principali autori canonici della cultura occidentale, con i suoi testi appunto scritti, è stato sempre notato, così come la centralità nell’opera platonica di un’oralità dialogante per quanto “trascritta”. Ma è stato un paradosso fecondo, sul quale ha scritto pagine illuminanti a partire dal 1963 lo studioso inglese Eric Havelock (1903-1988) anche in dialogo con l’opera del teorico dei media Marshall McLuhan (1911-1980). Si veda in particolare Cultura orale e civiltà della scrittura, Laterza, Roma-Bari, 2019.