8. Cronologie e periodizzazioni: orientarsi nella storia
Indice dei riferimenti e approfondimenti
Riferimenti
Ora legale.
L’anticipo di un’ora del calcolo del tempo al fine di risparmiare energia fu introdotto in Italia nel 1966 e quell’anno fu in vigore dal 22 maggio al 24 settembre. Successivamente l’inizio dell’ora legale fu più volte datato diversamente, prima alla fine poi alla metà di marzo. Nel 2010 infine l’Italia ha accolto un sistema comune europeo, che fissa l’avvio dell’ora anticipata all’ultima domenica di marzo e il suo termine all’ultima domenica di ottobre.
«Cinque piedi e mezzo».
È la celebre diretta televisiva dello sbarco sulla luna condotta alla RAI da Tito Stagno (in collegamento non sempre pacifico con Ruggero Orlando dagli USA). Vale la pena di ricordare che una diretta televisiva internazionale, essenziale a dare al mondo intero una percezione di simultaneità, era stata resa possibile solo pochi anni prima, con l’introduzione di un sistema che consentiva il collegamento di tutte le parti del pianeta per messo di satelliti. La possibilità teorica di un sistema del genere era stata dimostrata nel 1945 dallo scienziato e scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke (1917-2008) in un celebre articolo. La prima trasmissione in “mondovisione” avvenne il 25 giugno 1967.
«Esiste una sorta di indovinello»
Edgar Allan Poe, La lettera rubata, in Edgar Allan Poe (1809-1849), I racconti del mistero, Rizzoli, Milano, 2014. L’audio è tratto dall’audiolibro pubblicato da Jean Deville: https://www.youtube.com/watch?v=v-JggqIlk3k
approfondimenti
Nel 1866.
Il 22 settembre 1866 Vittorio Emanuele II vara un Regio Decreto: «Il servizio dei convogli nelle ferrovie, quello dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali nelle Provincie Continentali del Regno d’Italia, verrà regolato col tempo medio di Roma a datare dal giorno in cui sarà attivato l’orario delle strade ferrate per la prossima stagione invernale 1866 – 1867. Nelle isole di Sicilia e Sardegna i servizi predetti saranno regolati da un meridiano preso sul luogo delle rispettive città di Palermo e di Cagliari». Non c’era ancora uno standard internazionale che fissasse i meridiani: «Un meridiano preso sul luogo». E le isole non avevano bisogno al momento di un’ora unica, perché le loro ferrovie marciavano con un tempo proprio. Era sulla rete ferroviaria infatti che «il mondo del pressappoco» non era solo inadeguato, era potenzialmente letale e c’era bisogno di misure certe. Se i treni viaggiassero «a occhio» quanti incidenti sarebbero inevitabili.
A quanto pare l’idea di introdurre 24 fusi orari ciascuno dei quali “copriva” fu proposta la prima volta nel 1859 da Quirico Filopanti (vero nome Giuseppe Barili, 1812-1894), astronomo e politico di idee repubblicane. L’idea venne poi concretamente lanciata negli anni Settanta dell’Ottocento da Sanford Fleming (1827-1915), dirigente delle ferrovie canadesi: non per caso, in quanto un sistema ferroviario che copriva un intero continente necessitava di un sistema di calcolo del tempo che fosse insieme capace di tenere conto del mutare delle ore di sorgere e tramonto del sole a distanza di migliaia di chilometri e riuscisse ciononostante di mantenere un pieno e puntuale coordinamento. Va ricordato anche che il Canada era allora pienamente parte dell’impero britannico, che necessitava di un controllo simultaneo da un capo all’altro del globo. Del resto il “meridiano zero” nel calcolo della longitudine era già da tempo stato fissato in quello dell’osservatorio londinese di Greenwich. Chiarita la necessità dei fusi furono formulate diverse proposte: quella che poi prevalse è tuttora in vigore, che “scala” di un’ora il tempo tra un fuso e l’altro (anche se alcuni paesi hanno scelto di distanziarsi dai loro vicini per misure inferiori, come 30 minuti). L’Italia adottò il sistema internazionale dei fusi orari nel 1893, con la norma che diceva: «Il servizio delle strade ferrate in tutto il Regno d’Italia verrà regolato secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich, che si denominerà tempo dell’Europa Centrale». La formula “di tutto il Regno d’Italia” ricorda che a quel punto anche le ferrovie siciliane e sarde erano state pienamente integrate nel computo nazionale del tempo.
Epoca detta di mezzo, o evo medio.
Risale al XV secolo la concezione secondo cui fra l’età classica o antica e il vasto fenomeno culturale che oggi definiamo “Rinascimento” (ma che era percepito come una “nuova era” già al tempo da molti suoi esponenti9 si fosse frapposta una lunga età intermedia. Paradossalmente, se teniamo conto della periodizzazione oggi prevalente almeno in Italia per cui l’età moderna sarebbe cominciata nel 1492, con il primo viaggio di Cristoforo Colombo nelle Americhe, l’idea di un “medio evo” da lasciarsi alle spalle nacque in anni che classifichiamo essi stessi come medievali. Il concetto stesso di “medio evo” (un’epoca definita solo dal trovarsi appunto “in mezzo”) ricorda la fragilità, e in parte l’arbitrarietà, delle grandi periodizzazioni, ma anche il bisogno di definire in qualche modo le diverse “epoche” in cui suddividere la storia.
Una mappa che volesse contenere tutto.
Il paradosso di una mappa che volesse davvero contenere tutte le informazioni sul territorio che rappresenta è illustrato in un celebre racconto di Jorge Luis Borges (1899-1986), Del rigore della scienza, in Tutte le opere, vol. I, Mondadori, Milano, 1984: “In quell’impero, l’Arte della Cartografia raggiunse una tale perfezione che la mappa di una sola provincia occupava tutta una città e la mappa dell’Impero tutta una provincia. Col tempo codeste mappe smisurate non soddisfecero e i Collegi dei Cartografi eressero una mappa dell’Impero che uguagliava in grandezza l’Impero e coincideva puntualmente con esso. Meno dedite allo studio della cartografia, le generazioni successive compresero che quella vasta mappa era inutile e non senza empietà la abbandonarono all’inclemenze del sole e degl’inverni”.