3. Che scienza è la storia?
Indice dei riferimenti e approfondimenti
Riferimenti
«Scienza: insieme delle discipline».
È la definizione che si trova nell’Enciclopedia Treccani: www.treccani.it/enciclopedia/scienza
«I fatti umani sono, per essenza».
Ci riferiamo come nelle puntate precedenti a M. Bloch, Apologia della storia, o Mestiere di storico, Einaudi, Torino, 2009.
«La scienza richiede osservazioni neutrali».
È la traduzione, lievemente semplificata, della voce Science dell’Encyclopaedia Britannica:
www.britannica.com/science/science
Si ritiene generalmente che la storia.
La tesi per cui la storia dovrebbe adeguarsi al modello delle altre scienze dotandosi di “leggi” è stata enunciata per la prima volta e con la massima chiarezza da Carl G. Hempel (1905-1997) in The Function of General Laws in History,in “The Journal of Philosophy”, gennaio 1942.
La cosiddetta Donazione di Costantino.
Su questo preteso “documento” e sul modo in cui ne fu dimostrata la falsità si tornerà ampiamente nella quinta puntata.
approfondimenti
Per ridurre le possibili incertezze, e le ambiguità.
Tutti i linguaggi umani contengono elementi di ambiguità, sia per aderire alla complessità del reale, sia anche perché una comunicazione che fosse del tutto priva di qualsiasi possibilità di equivoco rischierebbe di cadere nella tautologia. Sul tema si veda G. Balbi, P. Ortoleva, La comunicazione imperfetta, Einaudi, Torino, 2023. In effetti si possono distinguere diversi livelli di ambiguità nei differenti ambiti della comunicazione umana: è minima in matematica, che possiede il più formalizzato forse di tutti i linguaggi (non a caso anche il più astratto); è massima in forme artistica come la poesia, dove il convergere dei diversi significati delle parole, e i rapporti tra i significati e i suoni, sono essenziali all’espressività. La storia, trovandosi per così dire in una collocazione intermedia tra l’esigenza di aderire alla realtà umana nelle sue sfaccettature e quella di enunciare con precisione le sue narrazioni e interpretazioni, si colloca in generale, dal punto di vista della complessità e della possibile ambiguità del linguaggio, in una posizione pure intermedia.
Ma davvero una scienza è tale.
Fu il filosofo tedesco Wilhelm Windelband (1848-1915) a enunciare in un volume del 1894, Storia e scienze della natura, la nota opposizione tra scienze “nomotetiche”, basate su leggi generali che spiegano “tipi” di fenomeni, e “idiografiche”, che si concentrano su realtà uniche e contingenti come fa, prima di tutto, la storia. La contrapposizione fu enunciata in risposta a quella che era stata enunciata dal filosofo Wilhelm Dilthey (1833-1911) tra la “spiegazione” dall’esterno che sarebbe tipica delle scienze naturali e la “comprensione” caratteristica della storia ma anche di tutti i saperi umanistici, che si basa sul rapporto che gli esseri umani intrattengono con se stessi e sui loro simili. Dopo di allora da un lato da un lato si sono sviluppate alcune scienze umane e sociali (a cominciare da economia e sociologia) in direzione che Windelband avrebbe definito “nomotetica”, e dall’altro si è riconosciuta la presenza, almeno in alcune scienze della natura (quali l’astronomia o la geografia) di realtà uniche e irripetibili.
Garanzie di scientificità sue proprie.
Nel volume Logica delle scienze sociali, Il Mulino, Bologna, 1970 il pensatore tedesco Jürgen Habermas evidenzia proprio come la storia sia caratterizzata da un metodo che ne tutela la scientificità pur nella diversità dalle altre scienze, alle quali non si deve cercare di ricondurla.